Cosa visitare ad Avella

L'anfiteatro

Costruito durante il I secolo a.C. nell’odierna località san Pietro, l’anfiteatro di Avella fu eretto in opus reticulatum di tufo in parte appoggiato all’angolo SE delle mura perimetrali della antica città, in parte appoggiato ad un pendio naturale ed in parte (lato Sud) sostenuto da grosse costruzioni a volta. Un’ immagine schematica dell’anfiteatro di Avella è rappresentata su uno dei lati di una base onoraria, databile intorno al 170 d.C., dedicata a Lucio Egnazio Invento, ristoratore dei giochi gladiatori di Avella e cavaliere romano sotto gli Imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero. Lo schema presenta una cavea con tre ordini: l’ima cavea, la media cavea e la summa cavea.

Allo stato attuale della summa cavea rimangono solamente poche tracce sui lati Sud ed Est. Ad essa era possibile accedere attraverso dei vomitoria disposti sull’asse maggiore dell’ellisse. All’arena, invece, situata al di sotto del piano di calpestio circostante, si accedeva attraverso due porte principali: la porta triumphalis, orientata in direzione della città, e, dal lato opposto, la porta libitinensis dalla quale venivano portati via i gladiatori morti in combattimento. Una terza porta, più piccola nelle dimensioni e, probabilmente, riservata ai giudici, si apre sul lato Ovest.  Di gran lunga posteriori rispetto alla costruzione dell’intero edificio sono  le aperture nel podio che danno verso l’arena. Si tratta di stalle per le bestie databili  al IV secolo d.C..

Mausolei funerari

I Mausolei Funerari  testimoniano la fiorente economia e la potenza della classe nobiliare dell’Abella romana. Edificati lungo le strade che uscivano dalla città, mostrano una tipologia che si avvicina a quella rilevabile nelle altre necropoli di età imperiale della Campania.

Il mausoleo è formato da due corpi sovrapposti, di cui la parte inferiore a forma quadrangolare, a dado, e la superiore  circolare o poligonale, terminante a cuspide o sormontata da un edicola. Il dado poggia di solito su mattoni laterizi sporgenti con paraste angolari e trabeazione. Il piano inferiore presenta, invece, la cella sepolcrale a pianta rettangolare, di solito con volta a botte, e di modeste dimensioni, tali da poter accogliere solo urne funerarie.

Dal punto di vista costruttivo, i mausolei mostrano l’uso dell’opera cementizia a cui fa da cortina l’opus incertum, che utilizza blocchetti di pietra calcarea, poligonali, uniti da una malta durissima. Assente è invece l’uso del marmo, mentre prevale  l’impiego del tufo per alcuni rivestimenti esterni.

Antiquarium

L’ Antiquarium  inaugurato nel 1996 custodisce importanti testimonianze provenienti dalla valle del Clanis e in particolar modo dal territorio dell’antica Abella. Il percorso museale si articola in diverse sale espositive che accolgono i reperti che documentano la frequentazione della zona dall’ età pre-e protostorica. Nello specifico la prima sala espositiva custodisce i reperti più importanti provenienti dai siti pre e protostorici. La seconda sala, invece, è dedicata alle necropoli di Abella.

L’ esposizione prevede una selezione dei corredi funerari rinvenuti nelle necropoli individuate nelle località S. Nazzaro e S. Paolino  con gli eccezionali monili in bronzo e uno scarabeo in onice. Nella medesima sala è possibile inoltre ammirare un eccezionale rinvenimento effettuato nell’area dell’attuale centro storico:un’epigrafe osca che ricorda la costruzione di edifici pubblici ad opera del magistrato Maio Vestirikio (fine II sec. a.C.).

La terza sala è divisa in due settori: nel primo è esposta un’ eccezionale sepoltura di età arcaica che comprende una ricca esemplificazione delle produzioni ceramiche locali e delle ceramiche d’importazione dall’area etrusca e greca. Nel secondo settore sono esposti, invece, i materiali provenienti da due aree sacre extraurbane, individuate in località Seminario e in località Campochiaro. I rinvenimenti documentano, nel primo caso, l’esistenza di un culto legato alla sfera della fecondità (statuette di kourotrophoi) e della sanatio (ex-voto anatomici), nel secondo connotano il culto di divinità italiche tra le quali emerge la figura di Ercole. L’esposizione è chiusa dalla ricostruzione di un bellissimo pettorale in ambra con pendente zoomorfo.

Castello

Il castello di Avella occupa la sommità della collina omonima, situato a metri 320 slm a nord-ovest dell’abitato, e si sviluppa sulle pendici meridionali fino ad una quota di m 270 slm.. La fortificazione ha una forma tendenzialmente trapezoidale che si adatta all’andamento della collina; il suo perimetro murario più esterno si estende per m 660 circa e racchiude un’area di mq 23.400 circa.

La fortificazione è costituita da tre aree distinte con andamento pressoché concentrico; la prima risulta costituita dal complesso palatium Mastio, la seconda e la terza, da due cinte murarie che degradano sul pendio della collina. La terza cinta, quella più esterna, è costituita da muri dello spessore di circa m 1,50 intervallata complessivamente da dieci torrette, di cui una quasi scomparsa. Di queste torrette otto sono di forma quadrangolare e rimandano alle caratteristiche tipiche dell’architettura normanna, ed una, situata nell’angolo sud-ovest, di forma pentagonale presenta segni di rimaneggiamenti operati nei secoli successivi, quando fu ornata di archetti pensili attribuibili al periodo aragonese. La seconda cinta muraria, quella più interna, ha uno sviluppo ellittico ed è costituita da muri che seguono l’andamento orografico della collina. Essa è intervallata e rinforzata da dieci torrette, quattro di forma quadrangolare e sei di forma tondeggiante. Questo circuito corrisponde probabilmente al primo insediamento longobardo. Nella prima cinta superstite di Avella sono impiegati sporadicamente anche materiali di spoglio, come blocchi di tufo e rari pezzi di calcare sagomato.

Le torri sono di due tipi: troncoconiche e troncopiramidali. Nella parte alta della collina si elevano le strutture più imponenti della fortificazione costituite dal palatium di epoca normanno-sveva, dalla torre angioina, dalla cisterna grande, dalle stalle e dalle strutture poco visibili della cappella e da una struttura quadrangolare poggiante su un podio più ampio e della stessa forma. Il palatium è costituito da muri che si elevano per un’altezza di m 20 circa e che presentano vani di finestre e fori per l’alloggiamento delle travi dei solai a testimonianza dell’uso abitativo che tale struttura aveva. Nella parte sommitale dei muri si notano ancora le tracce della merlatura. Nel lato est, nei pressi del torrione angioino, si apriva la porta principale di accesso al castello, costituita da un’apertura rettangolare sormontata da un arco acuto in tufo giallo. Essa è posta più in alto rispetto al piano esterno di calpestio perché utilizzava probabilmente un ponte levatoio del quale è rimasta la traccia dell’alloggiamento nello spessore murario. Nell’ angolo sud-est del palatium sorge la grande torre circolare aggiunta, probabilmente in epoca angioina, con funzione di mastio, per proteggere la porta di accesso ed il lato meno scosceso della collina. Essa presenta la forma tipica dell’architettura angioina, un alto cilindro su una base a tronco di cono coronato dalla merlatura sorretta da beccatelli e caditoie,  costituito da cinque livelli più la  per un’altezza di m 30 circa. Altri elementi architettonici notevoli, sparsi all’interno del secondo circuito murario, sono le diverse cisterne di cui quella grande è costituita da un vano unico di m 10×8 circa, coperto da una volta alleggerita nei fianchi da ambientini che sorreggevano il solaio piano di copertura, utilizzato anche come superficie per la raccolta delle acque piovane. Una seconda cisterna è quella ubicata in fondo al palatium; essa presenta due ambienti divisi da un pilastro centrale che regge i due archi di imposta della copertura. La tecnica costruttiva ed i particolari dei piccoli vani ubicati nei rinfianchi della volta rimandano ad architetture  del periodo normanno-svevo. 

fonte associazione Meridies Nola