Complesso Basilicale di Cimitile
- Via Madonnelle, 5, 80030 Cimitile NA
- Distanza 650 m
Il complesso basilicale di Cimitile è uno dei più affascinanti esempi dell’arte paleocristiana europea e testimonia il passaggio dal tardo impero al medioevo, dal paganesimo al cristianesimo. Il complesso presenta oggi sette edifici di culto, di età paleocristiana e medioevale, che si sviluppano su un’area di circa 9000 mq.
Nucleo originario del complesso è la tomba di San Felice prete che fu sepolto nella necropoli sita a nord di Nola, alla fine del III secolo. Nato da padre orientale, Felice ne ereditò il patrimonio con il fratello Ermia, ma i due seguirono vocazioni diverse, abbracciando l’uno la carriera militare, l’altro quella ecclesiastica. Durante le ultime persecuzioni contro i cristiani, Felice amministrò la chiesa locale per l’assenza forzata del vescovo Massimo che si era rifugiato sui monti. Imprigionato, riuscì miracolosamente a fuggire grazie all’intervento di un angelo, soccorse l’anziano vescovo e lo riportò in città, dopo averlo ristorato con un grappolo d’uva prodigiosamente maturato fuori stagione. Alla morte del vescovo Massimo, essendo ormai ritornata la pace, Felice rinunciò a succedergli nella carica episcopale in favore del prete Quinto. Dopo aver vissuto gli ultimi anni della sua vita nella povertà ascetica, Felice morì il 14 gennaio di un anno a noi sconosciuto e fu sepolto nella necropoli pagana del suo territorio, condizionandone lo sviluppo successivo.
La prima chiesa, nata intorno al sacello del santo, venne costruita con orientamento nord-sud, sfruttando la distruzione di tre mausolei. La tomba di S. Felice venne così a trovarsi in posizione eccentrica rispetto all’asse dell’aula ad corpus. Introno alla metà del IV secolo, ad est dell’aula fu realizzato un secondo edificio di culto con tre navate e l’abside ad est, indicato con il nome di basilica vetus. Tra il 484 e il 523 intorno alla tomba fu costruita un’edicola decorata a mosaici su sfondo oro e azzurro.
Il culto per il santo e la necessità di spazi da destinare alla sepoltura determinarono una forte attività nell’area, ma fu con l’arrivo di Ponzio Meropio Paolino, vescovo di Nola dal 409 al 431, che sorse un grandioso complesso. Discendente da una ricca famiglia patrizia romana, Paolino nacque a Bordeaux nel 355. Fu educato dal poeta latino Ausonio insieme ai fanciulli imperiali tra cui il giovane Graziano, futuro imperatore. Grazie a queste sue amicizie divenne prima “consul suffectus” e, poi, governatore della Campania. Nella scelta della sua dimora campana, preferì Nola alla più rinomata Capua. In questo luogo ebbe modo di conoscere il culto per il prete Felice presso la cui tomba accorrevano fedeli da tutto il territorio. La tragica morte dell’imperatore Graziano nel 383 e la conseguente crisi politica che colpì l’impero romano d’occidente, costrinsero Paolino a far ritorno in Aquitania. Qui la sua famiglia e lui stesso caddero vittime della persecuzione che l’usurpatore Massimo aveva suscitato contro i sostenitori di Graziano. Paolino, perciò, dovette fuggire da una città all’altra dell’impero, alla ricerca di un luogo tranquillo e sicuro. Così fu a Vienna, dove conobbe i due vescovi Martino di Tours e Vittricio di Rouen; dimorò a Milano, dove fu in contatto col vescovo Ambrogio. Tornato in patria alla morte di Massimo, Paolino dopo aver ricevuto il Battesimo nel 389, si portò in Spagna, dove sposò Terasia, una pia nobildonna di Barcellona, da cui ebbe un figlio, Celso, morto prematuramente.
Dopo la morte prematura dell’unico figlioletto, Paolino e Terasia decisero di dedicarsi interamente all’ascesi cristiana, sul modello di vita monacale in voga in Oriente, e di ritirarsi a Cimitile in “fraternitas monacha”. Paolino manteneva i contatti con il mondo attraverso la corrispondenza epistolare (ci sono pervenute 51 lettere) con amici e personalità di maggior spicco nel mondo cristiano, tra cui Agostino di Ippona. Per gli amici buttava giù epitalami e poesie di consolazione. Ma a porre termine a quella mistica quiete, nel 409, sopraggiunse l’elezione a vescovo di Nola. Si stavano preparando per l’Italia anni tempestosi. Genserico aveva passato il mare alla testa dei Vandali e si apprestava a mettere a sacco Roma e tutte le città della Campania. Paolino in queste circostanze si rivelò un vero padre, preoccupato del bene spirituale e materiale di tutti. Morì a 76 anni, nel 431, un anno dopo l’amico S. Agostino.
Intorno alla tomba di Felice, Paolino, venendo le sue numerose proprietà, restaurò gli esistenti edifici di culto e costruì una nuova basilica, nota come basilica nova. Per venire incontro alle esigenze dei numerosi pellegrini, lastricò la strada che conduceva a Nola, costruì alloggi per i profughi e restaurò l’acquedotto proveniente da Avella. Eresse, inoltre, numerosi ambienti monastici per ospitare quanti volevano condividere con lui il ritiro nella preghiera presso la tomba di San Felice. Grazie al suo operato il Coemeterium divenne un Santuario Cristiano di grande fama. Il piccolo stanziamento abitativo prese così il nome di “Coemitinus pagus”, poi nei secoli Cimitile. In epoca successiva alle costruzioni paoliniane sorsero nell’area altre basiliche come quella di S.Stefano (VI sec. d.C.), S.Tommaso (VI-VII sec.) e S. Giovanni (XII-XIII sec.). Quest’ultima venne edificata recuperando la parte absidale della basilica nuova di S. Paolino crollata, probabilmente, a causa di un sisma o di un alluvione che seguì l’eruzione del Vesuvio, cosiddetta di Pollena.
Sebbene tra le VIII e il IX secolo i Longobardi di Benevento trafugarono il corpo di S. Paolino e alcune reliquie di S.Felice, nel basso medioevo il santuario mantenne intatto il suo prestigio. Tra la fine del XII secolo e la prima metà del XIII all’abside occidentale della basilica di S. Felice fu addossato un campanile, simbolo delle basiliche di Cimitile, ritenuto (erroneamente) per secoli il primo campanile della cristianità. Al XIV secolo risalgono, invece, la facciata della chiesa di S. Giovanni e la Cappella di S. Maria degli Angeli. La basilica di S. Felice, che fungeva da parrocchiale di Cimitile, era retta da un preposito assistito da sette sacerdoti, detti ‘confrati’. L’antica basilica feliciana, però, alla fine del XVIII secolo fu distrutta per lasciar spazio alla costruzione di una nuova chiesa parrocchiale voluta per rilanciare il santuario. Nell’Ottocento il complesso monumentale fu visitato da numerosi studiosi stranieri pur versando in uno stato di abbandono. Nel terzo decennio del XX secolo il soprintendente ai monumenti della Campania Gino Chierici iniziò gli scavi e i restauri nel complesso che, a partire dal 1935, proseguirono sotto la direzione dell’arch. Benedetto Civiletti. Le indagini archeologiche rimasero ferme quindi fino al 1954, quando Chierici riprese di nuovo ad occuparsi di Cimitile, senza più fermarsi sino alla morte nel 1961. Finalizzati al recupero della presunta configurazione ‘originaria’ delle basiliche, i restauri di Chierici cancellarono la possibilità di ricostruire nella sua interezza la vita del santuario. Rimasto a lungo chiuso al pubblico, nel 1985 il complesso, di proprietà della parrocchia di Cimitile, è stato affidato in gestione al Comune.
Un ampio restauro consentì la riapertura del sito che nel 1992 ha accolto anche il beato Giovanni Paolo II. In occasione del Giubileo del 2000 la Soprintendenza Archeologica di Napoli e la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali ha curato l’allestimento di un Antiquarium all’interno della Basilica di S. Felice. L’Antiquarium raccoglie ed espone materiali di età romana, paleocristiana e medievale che illustrano la lunga storia del complesso e le dinamiche che hanno fatto si che il luogo da necropoli pagana diventasse coemeterium cristiano prima e florido complesso basilicale poi.
fonte associazione Meridies Nola